Il Frate

Francesco Guccini

Lo chiamavano "il frate", il nome di tutta una vita, 
segno di una fede perduta, di una vocazione finita.
Lo vedevi arrivare vestito di stracci e stranezza, 
mentre la malizia dei bimbi rideva della sua saggezza...

Dopo un bicchiere di vino, con frasi un po' ironiche e amare, 
parlava in tedesco e in latino, parlava di Dio e Schopenhauer.

E parlava, parlava, con me che lo stavo a sentire 
mentre la sera d'estate non voleva morire... 
Viveva di tutto e di niente, di vino che muove i ricordi, 
di carità della gente, di dei e filosofi sordi... 

Chiacchiere d' un ubriaco con salti di tempo e di spazio, 
storie di sbornie e di amori che non capivano Orazio... 

E quelle sere d' estate sapevan di vino e di scienza, 
con me che lo stavo a sentire con colta benevolenza. 
Ma non ho ancora capito mentre lo stavo a ascoltare 
chi fosse a prendere in giro, chi dei due fosse a imparare... 

Ma non ho ancora capito, fra risa per donne e per Dio, 
se fosse lui il disperato o il disperato son io... 

Ma non ho ancora capito con la mia cultura fasulla 
chi avesse capito la vita chi non capisse ancor nulla...
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