C'eravamo tanto amati per un anno e forse più, c'eravamo poi lasciati non ricordo come fu. Ma una sera c'incontrammo per fatal combinazion, perchè insieme riparammo, per la pioggia, in un porton. Elegante nel suo velo, con un bianco cappellin, dolci gli occhi suoi di cielo, sempre mesto il suo visin. Ed io pensavo ad un sogno lontano, a una stanzetta d'un ultimo piano, quando d'inverno al mio cuor si stringeva. Come pioveva, come pioveva! "Come stai?" le chiesi a un tratto. "Bene, grazie", disse, "e tu?". "Non c'e' male" e poi distratto: "Guarda che acqua viene giù!". "Che m'importa se mi bagno, tanto a casa debbo andar". "Ho l'ombrello, t'accompagno". "Grazie, non ti disturbar". Passa a tempo una vettura, io la chiamo, lei fa: "no", dico: "Via, senza paura, su montiamo", e lei montò. Così pian piano io le presi la mano mentre il pensiero vagava lontano, quando d'inverno al mio cuor si stringeva. Come pioveva, come pioveva! Ma il ricordo del passato fu per lei il più gran dolor, perchè al mondo aveva dato la bellezza ed il candor. Così quando al suo portone un sorriso mi abbozzò, nei begli occhi di passione una lagrima spuntò. Io non l'ho più riveduta, se è felice chi lo sa! Ma se è ricca, o se è perduta, ella ognor rimpiangerà: Quando una sera in un sogno lontano nella vettura io le presi la mano, quando salvare ella ancor si poteva! Come pioveva...così piangeva!